Mascherine chirurgiche e Facciali filtranti: facciamo chiarezza

Da quando è esplosa l’epidemia (oggi pandemia) del virus SARS-CoV-2, impropriamente chiamato “coronavirus”, nel nostro Paese è cominciata la corsa al reperimento delle mascherine. In questo articolo chi scrive vuole portare alla luce le differenze tra le mascherine chirurgiche ed i facciali filtranti, evidenziandone pro e contro. Piccola premessa: i D.P.I. (Dispositivi di Protezione Individuale) sono tutte quelle attrezzature indossate e mantenute dal lavoratore al fine di proteggerlo da un determinato rischio specifico. Bene, come vedremo più avanti, i facciali filtranti rientrano in questa definizione mentre le mascherine chirurgiche no… …Leggi articolo completo SUL SITO di LOGICA SERVIZI       Mascherine chirurgiche e Facciali filtranti: facciamo chiarezza Centro Medico Arcidiacono 

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#RestateACasa  Veniamo NOI da VOI Radiologia a Domicilio radiografia TORACE   A causa della epidemia dovuta al COVID-19 e in base ai Decreti legge pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, è opportuno che vengano ridotte al minimo gli spostamenti dai propri domicili. Nel rispetto delle norme e la sicurezza personale e collettiva sancita dall’articolo 32 della nostra Costituzione, vi invitiamo a limitare al massimo i contatti e a seguire le norme di buona condotta disposte dal nostro Governo.   Restate a casa, veniamo noi da voi! Centro Medico Arcidiacono: 06 207 0889 N° cell DOMICILIARI: 347-0654149 Serivizio disponibile: Lunedi al venerdi dalle 8:00 – 20:00; Sabato e domenica 8:00 – 13:00 Chiama per informazioni prezzi e orari. Leggi articolo completo nella nostra sezione di MEDICINA A DOMICILIO       #RestateACasa  Veniamo NOI da VOI Radiologia a Domicilio radiografia TORACE

Prevenire le malattie cardiovascolari. Le malattie cardiovascolari rappresentano le prime cause di decesso in Italia (circa il 30%). Sono 127mila donne e 98mila che muoiono ogni anno, e spesso questi decessi sono da ritenersi dovuti alla scarsa informazione in merito a queste patologie ed una cultura ancora troppo bassa della prevenzione. Il Centro Medico Arcidiacono da sempre si batte per la cura del cuore. Lo fa attraverso iniziative di prevenzione sul territorio e campagne informative in determinati periodi dell’anno, per sensibilizzare la propria utenza alla tutela di questo fondamentale organo.

intolleranza al lattosio

L’ intolleranza al lattosio (“zucchero” contenuto nel latte) è, sicuramente, una delle intolleranze alimentari più diffuse e non deve essere confusa con l’allergia al latte, che invece deriva da una reazione del sistema immunitario alle proteine in esso contenute e viene espressa con manifestazioni cliniche completamente differenti. In questa pagina: Cause dell’intolleranza al lattosio Sintomi intolleranza al lattosio Diagnosi Breath Test al lattosio La terapia CAUSE dell’intolleranza al lattosio L’intolleranza è causata dall’incapacità dell’intestino di scindere il lattosio (zucchero complesso non assimilabile dalla mucosa intestinale) presente nel latte di mucca, di capra, di asina, in due zuccheri semplici: glucosio e galattosio assimilabili dall’intestino. Il problema è provocato dalla carenza o assenza di lattasi, un enzima presente sul bordo delle cellule intestinali. In assenza dell’enzima, il lattosio passa indigerito nell’intestino ed a livello del colon viene fermentato dalla flora batterica con produzione di scorie e gas (idrogeno e metano) che sono causa dei disturbi intestinali. L’ORIGINE dell’intolleranza Il deficit di lattasi si suddivide in congenito, primario, secondario. Il deficit congenito è molto raro, si manifesta alla nascita e determina una totale incapacità nella digestione del lattosio e di tutti i cibi che lo contengono. Il deficit primario consiste nel calo fisiologico post svezzamento dell’attività enzimatica, su base genetica ed etnica. Tutti i bambini fino a due anni di età circa producono la lattasi per poter assimilare il latte materno. Poi, con lo svezzamento, l’enzima non viene più prodotto, o viene prodotto in quantità sempre più limitata. I segni e i sintomi in genere divengono clinicamente apparenti fino dall’età di 6-8 anni e possono persistere fino all’età adulta in funzione della quantità di lattosio ingerito nella dieta e della velocità di diminuzione dell’attività lattasica intestinale. Molto spesso, il deficit di lattasi è solo parziale e la quantità di lattosio tollerata varia da individuo a individuo e può modificarsi nel tempo. Il deficit secondario è un disturbo spesso transitorio, dovuto ad una condizione patologica che compromette il regolare e fisiologico assorbimento del lattosio. Alcune malattie (gastroenterite acuta, malattia celiachia, morbo di Crohn, ecc.), infatti, possono distruggere i microvilli intestinali, sede dell’attività del l’enzima lattasi. Tale intolleranza può essere transitoria (da alcune settimane ad alcuni mesi) o definitiva essendo legata allo stato della malattia intestinale di base. I SINTOMI dell’intolleranza al lattosio La sintomatologia più frequente compare, in genere, da trenta minuti a due ore dall’ingestione di latte, o comunque di cibi che contengono significative quantità di lattosio. Essa si articola in dolori e crampi addominali, gonfiore e tensione intestinale, aumentata peristalsi con borborigmi, flatulenza, meteorismo, scariche diarroiche con feci poltacee o acquose. Si tratta, come si può osservare, di sintomi aspecifici presenti anche in molte patologie del tratto gastroenterico (Intestino irritabile, Malattie infiammatorie intestinali, malattia celiaca). L’intolleranza è anche condizionata dalla quantità di alimento contenente lattosio che viene ingerito e dalla reattività individuale. Si hanno individui con fastidio immediato anche per minime dosi di lattosio, mentre altri soggetti, al contrario, sopportano anche dosi elevate prima che si presentino i sintomi. Bisogna, tuttavia, tranquillizzare gli intolleranti al lattosio: anche con l’ingestione di quantità elevate di lattosio, al limite di tolleranza, non si hanno effetti dannosi sull’intestino. La DIAGNOSI Il test comunemente usato per misurare l’assorbimento del lattosio da parte dell’apparato digerente è il breath test al lattosio, più conosciuto come “test del respiro”, esame semplice e non invasivo, eseguibile in regime ambulatoriale, con ottima accuratezza diagnostica. Il principio del test si basa sul fatto che se il lattosio non viene assorbito a livello dell’intestino tenue, esso viene fermentato dalla flora intestinale con la formazione di grosse quantità di idrogeno, che in parte viene assorbito nel colon a livello ematico e, successivamente, eliminato per via respiratoria. Se si somministra lattosio ad un soggetto intollerante e si esegue il breath test sarà possibile rinvenire nell’aria espirata una quantità di idrogeno superiore rispetto a quella riscontrata prima della somministrazione. Il test richiede di 4 ore di tempo per ottenere un risultato attendibile. PREPARAZIONE PER IL BREATH TEST AL LATTOSIO Di seguito indicazioni di massima (preparazione) per affrontare il test (ogni centro che esegue l’esame rilascia apposita documentazione all’atto della prenotazione in funzione del kit utilizzato per l’esame). Da 4 settimane prima del test non assumere antibiotici. Da 4 settimane (o anche 1 o 2 secondo alcuni protocolli) prima del test non assumere lassativi o fermenti lattici e in genere prodotti che agiscono sulla consistenza delle feci. Non bisogna eseguire accertamenti (colonscopia, clisma opaco, ecc.) che richiedono la pulizia intestinale. Da 12 ore prima del test digiuno assoluto. Non fumare dalla sera precedente fino al termine del test. Lavarsi bene i denti la mattina dell’esame. Non bere e non magiare per tutta la durata del test. Non effettuare esercizi fisici prima e durante il test. SVOLGIMENTO DELL’ESAME  Campionamento dell’aria espirata basale (prima dell’assunzione del Lattosio) Il paziente inspira profondamente aria; Soffia nel sacchetto di raccolta dell’aria, espirando completamente. Il paziente beve la soluzione di Lattosio (25 gr sciolti in acqua) Campionamento dell’aria espirata a intervalli fissi di 30 minuti per 4 ore dopo l’assunzione del Lattosio Il paziente resta in attesa, seduto, senza fumare, bere, mangiare per tutta la durata del test; Nei bambini al di sotto dei 12 Kg di peso la procedura per l’esecuzione del test è identica ma la dose di lattosio è ridotta a metà (12.5 gr.). Prima di eseguire un breath test ad un bambino occorre accertarsi che sappia “soffiare” nel modo corretto (pena la non attendibilità dell’esame). La quantità di lattosio ingerita è minima e solo nei soggetti particolarmente intolleranti può determinare una transitoria sintomatologia addominale (meteorismo e/o “scarica diarroica”). RISULTATI DEL TEST L’analisi dell’aria espirata permette di misurare la differenza nella produzione di molecole H2 (idrogeno) emesse tra l’espirazione basale e le successive. L’incremento, rispetto al valore basale, della produzione di gas di almeno 20ppm (parti per milione) dall’ingestione del lattosio, è indicativo di intolleranza al lattosio. LA TERAPIA La terapia “più efficace” nei soggetti con intolleranza al lattosio è una “dieta” che contempli l’eliminazione o la riduzione del lattosio…

Tiroide e gravidanza Il controllo della tiroide per le donne in età fertile è estremamente importante, ancor di più quando si decide di avere un figlio, durante la gravidanza e subito dopo il parto. Sono molte le donne che apprendono di avere problemi tiroidei solo dopo aver riscontrato difficoltà del concepimento. Al termine della gravidanza, il controllo della tiroide è indicato in quanto, durante questo periodo, il corpo subisce variazioni fisiche e psicologiche che possono alterare il funzionamento tiroideo. La tiroide svolge una grande quantità di funzioni, grazie alla produzione, in particolar modo, degli ormoni T3 e T4 deputati alla elaborazione dello iodio. Le sue funzioni agiscono sul metabolismo, sul controllo dello sviluppo scheletrico e sessuale, sulla termoregolazione corporea, influendo inoltre sul ritmo sonno-veglia. Alla tiroide è strettamente connessa un’altra ghiandola, l’ipofisi, incaricata a dare ordini alla tiroide, di conseguenza anche il controllo dell’ipofisi risulta estremamente importante. Gli studi condotti sulla tiroide hanno constatato la capacità che gli ormoni tiroidei materni hanno di oltrepassare la placenta arrivando quindi al feto, che ancora non ha sviluppato la propria, tale sviluppo avviene infatti intorno la 12/a settimana. Agendo direttamente sul feto, quindi, ogni squilibrio ormonale presente negli ormoni materni può pregiudicare lo sviluppo del sistema nervoso centrale, provocando gravi anomalie cognitive ed intellettuali. Due condizioni che possono ancor di più far comprendere l’importanza del controllo della tiroide, nel percorso di gravidanza, sono l’aumento del fabbisogno giornaliero di iodio, la cui elaborazione è deputata alla tiroide. Altro dato importante da tenere in considerazione è l’obbligatorietà dello screening neonatale, che ha il compito di diagnosticare una eventuale condizione di ipotiroidismo congenito. Disturbi della tiroide I disturbi della tiroide sono di 2 tipi, di seguito brevemente illustrati: Ipotiroidismo Condizione nella quale la tiroide ha una produzione ormonale bassa. La sua condizione è accompagnata da sintomi quali: eccessiva sonnolenza, apatia, elevata sensibilità al freddo anche ad alte temperature, perdite di memoria, ciclo mestruale abbondante anomalo, gozzo, infertilità, bassa frequenza cardiaca, aumento del peso e crampi. Le cause possono essere ricondotte a diversi fattori. Ipertiroidismo L’ipertiroidismo è l’anomalia della tiroide che presenta una eccessiva produzione di ormoni. I sintomi che manifestano questa condizione sono: diminuzione del peso, aumento della frequenza cardiaca, eccessiva sudorazione, diarrea, ciclo mestruale ridotto e irritabilità. Come diagnosticare problemi alla tiroide Il primo esame da compiere, per constatare la presenza o meno di problematiche tiroidee, è l’esame del sangue che dosa ormoni T3 e T4. Unito ad esso, anche la diagnostica mediante ecografia della tiroide risulta un valido strumento di indagine, misurandone dimensioni e struttura, rilevando anche la presenza eventuale di noduli. In presenza di sospette disfunzioni tiroidee si dovrà procede con una scintigrafia, ovvero la somministrazione di iodio radioattivo per endovena, per evidenziare bene la tiroide e capire la natura di eventuali noduli di natura maligna o benigna, constatabile tramite biopsia. Il Centro Medico Arcidiacono invita tutte le donne che intendono avere un figlio, in stato di gravidanza o in periodo post parto ad effettuare il controllo della tiroide. Il nostro centro medico dispone di un proprio Laboratorio di Analisi aperto anche la domenica dalle ore 08.00 alle ore 10.30, ed un dipartimento di Ecografia, pensato per garantire i migliori esami diagnostici. Per maggiori informazioni, potete contattarci al numero: 06 2070889, o inviarci una email a: segreteria@centromedicoarcidiacono.it.      

Con l’arrivo dell’estate, gli interrogativi che ci si pone in merito al proprio, o altrui, stato di salute in relazione al caldo aumentano. Tra questi il pensiero va al diabete ed i comportamenti da assumere in estate, per prevenire il peggioramento della patologia. Rassicuriamo dicendo che non c’è una strettissima correlazione tra la condizione del diabetico ed il gran caldo, ma allo stesso tempo bisogna seguire dei comportamenti responsabili di prevenzione in quanto caldo e diabete sono condizioni che combinate tra loro possono portare problemi. Se per esempio comportamenti come bere molta acqua, per scongiurare il rischio di disidratazione ed evitare le sovraesposizioni ai raggi UV, per proteggere l’insulina dal gran caldo, sono quelli ai quali una persona che soffre di diabete ( e non) deve prestare maggiormente attenzione, altro segnale a cui dare interesse è la sudorazione. Il caldo estivo aumenta la sudorazione, ma nelle persone diabetiche questa reazione può essere dovuta anche al calo di zuccheri nel sangue (ipoglicemia), che necessita come noto di interventi tempestivi. Caldo e Diabete: i 10 consigli della Società italiana di diabetologia La relazione tra diabete e caldo è un tema a cui la comunità medica ha prestato molta attenzione, tanto da portare la SID a stilare un decalogo, con i consigli e le regole da rispettare per contrastare l’intreccio delle situazioni che si possono verificare unendo diabete e caldo. I 10 consigli per le persone diabetiche in estate Bere abbondantemente anche se non si ha molta sete per evitare il pericolo di disidratazione e bere ancora di più se si ha sudato molto. Nelle persone con diabete la presenza di elevati livelli di glicemia può ulteriormente favorire la perdita di liquidi attraverso le urine, motivo in più per prestare molta attenzione alla corretta idratazione. Inoltre, i diabetici spesso assumono diuretici e, da poco tempo, sono talora trattati con farmaci anti-diabete (inibitori SGLT-2 o gliflozine) che aumentano le perdite urinarie di glucosio e, con essi, di acqua. Per reintegrare i liquidi perduti la bevanda da preferire è l’acqua oppure il tè fatto in casa, non zuccherato. Vanno guardate con sospetto le bevande cosiddette “senza zucchero” perché spesso contengono sostanze zuccherine occulte o, in alternativa, contengono edulcoranti il cui effetto neutro per l’organismo in questo momento è in discussione. Attenzione anche alle bevande reidratanti contenenti sali minerali perché talora contengono anche zucchero o simili. Il loro eventuale uso va sempre discusso con il medico. Prestare attenzione all’alimentazione, anche quando si soggiorna in albergo e sono frequenti le tentazioni dei ricchi buffet o dei menu pantagruelici. La scelta comunque è generalmente ampia e la persona con diabete può vivere piacevoli esperienze a tavola, mantenendo un buon rapporto sociale con parenti e amici, senza esporsi al rischio di un eccessivo introito di alimenti con eccessivo carico glicemico. È l’occasione per aumentare il consumo di pesce, verdura, frutta e non per togliersi soddisfazioni con dolciumi e per esagerare coi carboidrati e i grassi. Non è obbligatorio mangiare tutto e di più e non è impossibile dire di no oppure chiedere al cameriere un’alternativa più adatta alla propria condizione di salute. Astenersi dal fare attività sportive strenue se non si è allenati e in generale di fare sport all’aperto nelle ore più calde. L’attività fisica è parte integrante della gestione del diabete ma in estate, in presenza di temperature elevate, è meglio svolgerla all’aperto nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio o dopo il tramonto, ricordandosi sempre di reintegrare le perdite di acqua ed elettroliti. Nessun problema se l’attività è svolta in palestre con l’aria condizionata. Eccellente il nuoto, al mare, al lago o in piscina per la sua capacità di mettere in movimento tutti i muscoli in un contesto fresco. Ricordare che l’insulina viene assorbita e quindi agisce più rapidamente se iniettata in un muscolo che è stato impegnato nell’attività fisica. Evitare di esporsi troppo al sole per evitare ustioni o dermatiti da raggi solari. Le infezioni che possono complicare le lesioni cutanee scompensano il diabete. Usare quindi creme protettive adeguate Evitare di camminare scalzi. L’estate per molti è sinonimo di libertà e il camminare a piedi nudi fa talora parte del questa libertà. Le persone con diabete tuttavia devono fare attenzione a non riportare lesioni ai piedi e non devono mai camminare scalze. Al mare è bene usare ciabatte morbide per non scottarsi o ferirsi accidentalmente anche per la ridotta sensibilità alle estremità tipica del diabete. In caso di lesione o ferita ad un piede, non trascurarla ed evitare il “fai da te” nella cura. Passare da piccole lesioni considerate banali a infezioni e poi a grandi problemi è molto frequente. Non trascurare il maggiore rischio di ipoglicemia se si è in trattamento con insulina o con farmaci anti-diabetici orali quali sulfoniluree e glinidi che possono causare ipoglicemia. D’estate ci si muove a volte di più e la glicemia può scendere perché il glucosio è consumato nei muscoli. D’estate può succedere di avere un ritmo di vita diverso con intervalli più lunghi fra un pasto e l’altro e glicemia che scende lontano dal pasto precedente. Durante un soggiorno di vacanza fuori casa può cambiare la qualità o la quantità del cibo e la glicemia può salire meno in occasione del pasto e/o scendere troppo fra un pasto e l’altro. Uno dei sintomi classici della crisi ipoglicemica, la sudorazione, può essere confusa con la sudorazione legata al caldo e l’ipoglicemia riconosciuta con maggiore difficoltà o con ritardo. Anche se si è in vacanza bisogna tenere sempre sotto mano una fonte di carboidrati a rapido assorbimento. Monitorare con regolarità la glicemia. Anche in estate è indispensabile non abbandonare i periodici controlli glicemici, commisurati al tipo di diabete e alla terapia anti-diabetica. Ricordare che glucometro e strisce per la glicemia non amano il troppo caldo o il troppo freddo, quindi le strisce reattive e lo strumento vanno conservati al riparo dal sole (lasciarli in una macchina parcheggiata al sole può danneggiarli irreparabilmente e rendere i risultati inaffidabili). Soprattutto se si programma di fare un lungo viaggio…

Il tuo bambino non dorme

Il vostro bambino ha problemi nell’addormentarsi? Provate a spegnere il vostro telefonino un’ora prima di andare a letto. Non è affatto un caso isolato, il vostro: rientrate in una statistica molto diffusa ormai in Italia e che riguarda il 25% dei bambini al di sotto dei cinque anni di vita.

Archiviata la primavera archiviate le allergie? Niente di più sbagliato. Anche in estate il rischio di allergie è in agguato, nonostante la quantità di aereo allergeni si riducano. Fino a fine luglio infatti il maggior pericolo è rappresentato dai pollini provenienti da graminacee, olivo, paritaria e ambrosia. I pollini non sono gli unici “nemici” Oltre ai pollini, anche altri agenti possono causare allergie con le relative problematiche più o meno gravi. Il primo tra tutti si annida negli immobili di villeggiatura. Molto spesso infatti le case dove trascorriamo le vacanze subiscono una mancanza di manutenzione e pulizia durante i mesi invernali o sono maggiormente esposte a polveri (pensiamo per esempio alle abitazioni poste ad altezza strada). Proprio in luoghi con queste caratteristiche un allergene come l’acaro della polvere può trovare l’habitat ideale. Il consiglio quindi è quello di svolgere una corretta pulizia degli ambienti, laddove si usufruisca di una propria abitazione, o verificare che il luogo sia regolarmente pulito ed igienizzato nei casi in cui si soggiorni in alberghi, B&B, case vacanza etc. Occhio però a non cadere nell’eccesso, la presenza di piccole quantità di polvere stimola il sistema immunitario. Altri consigli per evitare allergie dagli ambienti: Non introdurre mobili o tavoli da esterno senza averli puliti accuratamente; Igienizzare materassini o giochi da spiaggia tenuti in cantina o in sgabuzzino; Cambiare periodicamente cuscino e lenzuola; Usare aspirapolveri con filtro HEPA; Utilizzare tende della doccia in Nylon: sono più resistenti alle muffe e sono più facili da lavare; Rimuovere le muffe dalle stanze; Non introdurre negli ambienti oggetti provenienti dall’esterno come ciabatte utilizzate al mare. Potrebbe interessarti: Allergie in Primavera, come riconoscerle Alimenti estivi portatori di allergie Anche gli alimenti estivi potrebbero rovinare le nostre vacanze. Tra questi i più conosciuti sono indubbiamente gli alimenti offerti dal mare: attenzione quindi a pesce crudo e frutti di mare. Non tutti sanno però che anche la frutta estiva può causare reazioni allergiche: nonostante le proprietà benefiche ed il buon sapore, frutti come fragole, ciliegie, pesche e albicocche, mango, papaya etc, o alimenti come pomodoro, melanzane e peperoni possono essere responsabili di reazioni allergiche correlate a disturbi dovuti ad allergie provocate per esempio da pollini e graminacee. In questi casi eliminare la buccia da questi alimenti può risultare efficace. Il consiglio è quello comunque di provvedere ad un test allergico. Se si viaggia all’estero, portare con se una lista degli alimenti a cui si è allergici tradotto nella lingua locale. Leggi anche: Intolleranze alimentari, quando compaiono? Attenzione alle creme solari L’utilizzo di creme solari contenenti nichel, profumi, parabeni e conservanti possono causare un aumento di sensibilità della pelle, soprattutto con l’esposizione solare, provocando orticarie. Portare con se quindi creme che già sappiamo non causarci problemi, o controllare le componenti. In conclusione Anche l’estate porta con se il rischio di allergie, dovute a condizioni ambientali, ambienti insalubri, abitudini non corrette o alimenti. Altre forme di allertgie possono derivare dalle classiche punture di insetto (api, vespe tc), che nei soggetti più esposti possono portare a conseguenze importanti, o morsi di medusa, a tal proposito il consiglio è qurello di bagnare la zona solo con acqua di mare. Siamo in presenza di forme di allergie gravi quando la zona aggredita dalla medusa tende ad espandere il rossore. Ultimo e fondamentale consiglio, ricordarsi di portare sempre con se i medicinali utilizzati per le allergie e svolgere una visita di controllo presso uno specialista. Hai dubbi o pensi di di essere allergico? Vieni presso il nostro Centro Medico ed effettua gli esami idonei!

ossiuri scotch test esame delle feci

Ossiuri – scotch test – esame delle feci: L’Enterobius vermicularis, detti nel linguaggio comune ossiuri, sono dei mobili filamenti bianchi sottili lunghi all’incirca 1 cm. Il loro habitat è l’intestino umano e rappresentano la più comune forma di parassitosi parassitale umano, soprattutto nei bambini. Come si trasmettono le uova di ossiuri? Il contagio avviene tramite ingestione delle uova degli ossiuri, attraverso la via oro fecale. Durante le ore notturne o all’abeggiare le femmine di ossuiri, uscendo dall’ano, depositano migliaia di uova. Nel momento in cui le uova vengono deposte a livello anale, il bambino inizia ad avvertire il bisogno di grattarsi a causa del forte prurito. Il contagio verso altri bambini, o adulti, avviene a causa dei residui fecali contaminati dalle uova  che il bambino deposita toccando gli oggetti che utilizza, come ad esempio gli asciugamani, gli abiti o i giocattoli con i quali ama giocare. Il momento del contagio avviene quindi quando un altro individuo porta le mani alla bocca dopo aver toccato tali oggetti. Provocando l’ingestione delle uova che dopo circa un mese daranno vita agli ossiuri adulti. Quali sono i sintomi per capire se si è stati colpiti da ossiuri? I principali sintomi che ci devono far sospettare sono a livello anale. Se il piccolo nelle ore notturne o alle prime luci dell’alba avverte forte prurito al sederino, si dovrebbe provvedere ad un controllo. Nelle femminucce tale comportamento potrebbe avvenire a livello bulbare con manifestazioni di vaginite. A tali episodi si aggiungono anche problematiche emozionali, quali irritabilità e irrequietezza. Come si diagnostica l’ossiuri? La prima valutazione la si può condurre osservando il culetto del bambino e le sue feci per verificare la presenza dei “vermetti bianchi”. Ad ogni modo per scongiurare ogni rischio il miglior metodo è quello di effettuare uno scotch test e l’esame delle feci. Come si svolge lo Scotch test? Lo scotch test è un esame di laboratorio, va eseguito la mattina prima del lavaggio, toccando ripetutamente con dello Scotch trasparente la regione anale e lasciando un minuto lo scotch attaccato al foro anale. Terminato il minuto si dovrà attaccare lo scotch ad un vetrino da laboratorio, evitando eventuale pieghe.  Attenzione a non applicare talco o creme la sera precedente l’esame (ossiuri – scotch test – esame delle feci). Consigli pratici Per evitare l’autoreinfestazione occorre spazzolare bene con acqua e sapone le mani del bimbo, pulendo con attenzione anche sotto le unghie. Occorre inoltre cambiare la biancheria intima, le lenzuola e gli asciugamani con frequenza superiore a quella consueta. Siccome le uova possono sopravvivere sugli oggetti, è opportuno lavare i giocattoli o sostituire, in via temporanea, quelli più utilizzati in attesa che le uova muoiano. Ossiuri, sai cosa sono? Ossiuri – scotch test – esame delle feci Centro Medico Arcidiacono

Cosa devono fare i genitori riguardo la nuova direttiva dei Ministeri della Salute e dell’Istruzione sull’obbligo della vaccinazioni? Iniziamo col dire che l’obbligatorietà delle vaccinazioni riguarda solo gli Asili Nido e le Scuole Materne a partire dall’anno scolastico 2017/18 (cioè quello attuale) Allo stato attuale delle cose la documentazione andrà consegnata entro l’11 Settembre o, negli istituti in cui le lezioni cominceranno più tardi, il primo giorno di attività. Attenzione, il Ministero assicura che in caso di inadempienza il bambino rimarrà comunque iscritto alla scuola e potrà riaccedere ai servizi non appena la documentazione sarà consegnata. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin è stata molto chiara riguardo i tempi di attuazione della direttiva: È molto rischioso dare deroghe o proroghe, perché così si lascia aperta un’area di rischio che colpisce i più deboli. È un tema di sicurezza, i bimbi piccoli sono tabula rasa sul piano delle difese immunitarie, abbiamo epidemie in corso, il morbillo continua, i dati sono molto allarmanti nei reparti di infettivologia e nonostante il calo fisiologico di agosto siamo preoccupati per l’inizio dell’anno scolastico Quali sono i vaccini obbligatori? Vaccini per la scuola, facciamo chiarezza… I vaccini richiesti per poter accedere ai servizi scolastici sono 9 per i bambini nati prima del 2017, 10 per gli altri e constano di 2 somministrazioni Esavalente (obbigatorio per tutti), che copre poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, haemophilus influenzae tipo b Tetraente (obbligatorio dal 2017) che copre morbillo, rosolia, parotite, varicella (prima veniva eseguito il Trivalente che copriva le stesse malattie escludendo la varicella valido per l’iscrizione ai servizi scolastici se somministrato prima del 2017) (ricordiamo inoltre che queste vaccinazioni sono sempre gratuite, sia se fatte nei tempi prescritti, sia se vanno effettuate come “recupero” per accedere ai servizi scolastici) In cosa consiste la documentazione da portare agli istituti scolastici? All’inizio del ciclo scolastico bisognerà presentare la documentazione che attesta lo stato di vaccinazione del minore e si potrà farlo in 3 modi: Consegnando una copia del libretto o del certificato vaccinale. Ricordiamo che in caso di smarrimento dello stesso si dovrà richiedere una copia alla ASL locale e, in attesa del rilascio, si potrà consegnare una autocertificazione (potete scaricare il modulo anche dal nostro sito, nel box accanto) Consegnando una attestazione della richiesta di vaccinazioni alla ASL competente Consegnando le attestazioni che certifichino l’esonero o lo slittamento temporale delle vaccinazioni obbligatorie (per condizioni di salute, per naturale immunizzazione, per aver già contratto la malattia etc. etc.) A quali sanzioni vado incontro se non ottempero l’obbigo di vaccinazione? Inizialmente la ASL di competenza invierà alla famiglia una lettera alla quale, se non si riceverà risposta, seguirà una richiesta di colloquio presso i loro uffici. In caso di ulteriore mancanza di risposta scatterà la sanzione che va da un minimo di 100 ad un massimo di 500 euro e scatterà l’esclusione del minorenne dal servizio educativo fino al riappianamento della situazione.   Vaccini per la scuola, facciamo chiarezza Centro Medico Arcidiacono

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